Gaetano Butera
Butera non aveva ancora vent'anni quando i nazisti lo uccisero alle Fosse Ardeatine. Da ragazzo aveva cominciato a fare l'artigiano decoratore, ma aveva dovuto lasciare la Sicilia quando era stato chiamato alle armi, allo scoppio della seconda guerra mondiale. All'armistizio il giovane si trovava a Roma, in servizio nel 4° Reggimento carristi, che partecipò alla difesa della Capitale combattendo contro le truppe tedesche. Quando Roma fu occupata, Butera entrò subito nell'organizzazione partigiana "Bande armate del Lazio" e si batté contro i nazifascisti sino a che non cadde in un'imboscata. Rinchiuso in via Tasso, vi fu a lungo torturato e, infine, portato alle Fosse Ardeatine e massacrato. Nella motivazione della ricompensa al valore si legge: "Audace patriota appartenente ad un gruppo di bande armate operante sul Fronte della Resistenza, si distingueva per attività, coraggio ed alto rendimento. Incurante dei gravi rischi cui continuamente si esponeva, portava a compimento brillantemente tutte le missioni operative affidategli, facendo rifulgere le sue doti di ardito combattente della libertà. Arrestato dalla sbirraglia nemica durante un'azione di sabotaggio, sopportava con fierezza le barbare torture inflittegli senza nulla rivelare sull'organizzazione di cui faceva parte. Condannato a morte, affrontava serenamente l'estremo sacrificio".