Gaudenzio Pizio
Cresciuto nella Cacciana, la borgata della Baraggia novarese che fu, durante il fascismo, una roccaforte proletaria e che il 20 settembre del '44 fu messa a ferro e fuoco dai nazifascisti, Pizio era stato mobilitato, durante la guerra, come marinaio scelto. Tornato a casa dopo l'armistizio, collaborò subito con la Resistenza locale. Alla fine dell'inverno 1943-44 si portò a Rimella (Vercelli) e operò con quel comando garibaldino, per portarsi dapprima in Ossola, con un distaccamento della 6ª Brigata Garibaldi, e poi nella zona di Fontaneto d'Agogna (Novara), unitamente a reparti della "Volante Loss" e della 82ª Brigata "Osella". Per il coraggio dimostrato sul campo, "Greta" (questo il suo nome di battaglia), fu nominato comandante del Battaglione "Ranzini" della 82ª. Dopo aver partecipato, a Santa Cristina di Borgomanero, al funerale di un compagno caduto, stava tornando con altri partigiani alla sua formazione. Incappato in un'imboscata fascista, "Greta" cadde colpito a morte. Il suo nome fu assunto dalla 124ª Brigata, che si costituì poco dopo e che era articolata su tre battaglioni, dislocati nella brughiera di Fontaneto, nella zona di Cressa e Suno e in quella di Agrate Conturbia.