Gianfranco Maris
Il 10 giugno del '41, primo anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, aveva ricevuto la nomina a sottotenente ed era stato subito spedito in Grecia. Dalla Grecia è spostato in Slovenia e in Croazia dove lo coglie, l'8 settembre 1943, l'annuncio dell'armistizio. Riesce a tornare in Italia e diventa così capo di una delle prime bande partigiane che si sono costituite in Val Brembana. Quando, nel gennaio del '44, riceve l'ordine di portarsi a Milano per poi, di lì, raggiungere la Valtellina, Maris (che ha assunto la falsa identità di Gianfranco Lanati), è arrestato, per delazione, alla stazione di Lecco. Comincia così la drammatica trafila tra il carcere di Lecco, le celle delle SS di Bergamo, quelle della GNR, quelle del carcere di S. Agata, quelle del carcere di San Vittore. Da Milano Maris-Lanati il 27 aprile 1944 è avviato al campo di concentramento di Fossoli (matricola 298), dove ha modo di conoscere, tra gli altri, Leopoldo Gasparotto e Teresio Olivelli. Alla fine del luglio 1944 il trasporto verso il campo di Bolzano è il preludio della deportazione, il 5 agosto, nel lager di Mauthausen, e poi in quello di Gusen, dove il deportato (matricola 82.394), riuscirà a sopravvivere alle privazioni e alle violenze. Il 5 maggio 1945 sarà liberato dai soldati americani. Rientrato in Italia a bordo di un'autolettiga di un comando militare italiano, Maris, superato il trauma, riprende gli studi e si laurea in Legge. Eserciterà la professione a Milano, sempre in prima fila nella difesa dei valori della Resistenza e nel ricordo del periodo tragico della deportazione. Senatore comunista per diverse legislature, è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Presiede l'Associazione Nazionale ex Deportati, è Vice presidente nazionale dell'ANPI, direttore dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, e presidente della Fondazione milanese "Memoria della Deportazione", da lui stesso creata.