Gianpaolo Loveriti
All'annuncio dell'armistizio, il giovane era mobilitato in Montenegro come sottotenente del 6° Alpini. Non volle arrendersi ai tedeschi e, alla testa degli uomini del suo reparto, tenne fede agli ordini emanati dal governo Badoglio. Dopo un mese di scontri, Loveriti cadde in mano al nemico. Si sarebbe, forse, potuto salvare, perché i tedeschi non si erano resi conto di aver catturato un ufficiale. Fu lo stesso Loveriti, quando seppe che i nazisti aveva deciso di fucilare quattro altri ufficiali, a rivelare quale fosse il suo grado. Il giovane fu così passato per le armi. Alla sua memoria, la Medaglia al valore è stata concessa con questa motivazione: "Animato da purissimo amor di patria, in terra straniera, riprendeva le armi contro il nuovo nemico e partecipava a tutte le azioni del suo reparto trascinando i propri alpini con l'esempio e noncuranza del pericolo. Dopo un mese di asperrima lotta, catturato prigioniero e non riconosciuto come ufficiale, alla notizia che quattro suoi colleghi sarebbero stati passati per le armi, preferiva, anziché salvarsi, come ne avrebbe avuta la possibilità, condividere la loro sorte, per non venir meno agli ideali che lo avevano guidato nella suprema decisione".