Gino Gamberini
All’annuncio dell’armistizio si trovava a Bologna come caporale dei Bersaglieri. Entrato subito nella Resistenza col nome battaglia di “Leone”, ebbe l’incarico di comandante di Compagnia nella Brigata partigiana Stella Rossa “Lupo”. Un gruppo della Brigata era acquartierato a Cadotto quando “Leone”, la sera del 28 settembre 1944, lo raggiunse in compagnia di Mario Musolesi, comandante della “Stella Rossa, e del partigiano Gianni Rossi. All’alba del 29 settembre le SS tedesche, che avevano circondato la zona, attaccarono in forze, dando inizio a quegli scontri che si sarebbero poi conclusi con l’eccidio di Marzabotto. I tre partigiani decisero di tentare una sortita per chiedere rinforzi al grosso della Brigata, ma caddero in combattimento mentre tentavano di superare l’accerchiamento tedesco. Dopo la Liberazione, alla memoria di Gino Gamberini è stata concessa la Medaglia d’argento con questa motivazione: “Valoroso combattente della lotta partigiana, nel corso di un rastrellamento duramente condotto dalle SS germaniche, in situazione disperata, guidava più volte i suoi uomini al contrassalto infliggendo gravi perdite al nemico. Completamente circondato e più volte invitato ad arrendersi, prolungava per molte ore la fiera resistenza. Mortalmente ferito in combattimento ravvicinato, trovava ancora la forza di lanciare l’ultima sua bomba a mano contro un ufficiale tedesco”. Al nome di Gino Gamberini è intitolata una strada del capoluogo emiliano.