Gino Manfron
Di umilissime origini (era cresciuto in un famiglia di braccianti), aveva studiato da autodidatta. Alla caduta del fascismo non ebbe tentennamenti e col fratello Silvio e con alcuni giovani di San Vito di Leguzzano, dopo l'8 settembre l943, prese la via delle montagne. Combatté valorosamente nell'Altopiano e sulle alture della Val Leogra con i garibaldini della "Garemi" e divenne, col nome di battaglia di "Ivan", commissario politico della Brigata "Barbieri", alla cui guida partecipò alla liberazione di Schio, il 29 aprile 1945. Da partigiano, ad operaio, a impiegato, a dirigente socialista, a sindacalista: questa la "carriera" di Manfron che aveva costituito a Vicenza la Camera sindacale provinciale della UIL e che divenne in breve uno dei massimi dirigenti della UIL nazionale. Una volta giunto all'età della pensione gli era stato chiesto di continuare a lavorare nella segreteria del Sindacato, ma non aveva accettato perché voleva – come è stato scritto – "che anche i giovani potessero fare esperienza". Ma Manfron ha continuato sino alla fine, nella sua Schio, a impegnarsi in difesa dei diritti dei lavoratori e a tenere vivi i valori della Resistenza.