Gino Vermicelli
Con la madre, rimasta vedova, e un fratello (poi deceduto per annegamento), Gino all'età di sette anni era approdato in Francia. Nel 1936 il ragazzino, apprendista presso un fabbro, si collegò all'organizzazione dei gruppi giovanili comunisti italiani (che era diretta da Giuliano Pajetta) e, nel 1941, fu chiamato a dirigere i gruppi giovanili di lingua italiana nel Partito comunista d'oltralpe.
Dopo la caduta di Mussolini, "Edoardo" (questo il suo nome di copertura) tornò a Novara, dove assunse la responsabilità del lavoro militare nell'organizzazione clandestina del PCI. Annunciato l'armistizio, "Edoardo" entrò a far parte delle formazioni partigiane guidate da Cino Moscatelli e fu designato commissario politico del primo Distaccamento garibaldino operativo sul monte Briasco.
Nel gennaio 1944, catturato dai nazifascisti, fu liberato grazie ad uno scambio di prigionieri organizzato da Filippo Beltrami, della cui formazione fece parte sino alla tragica battaglia di Megolo del 13 febbraio 1944. Dopo quello scontro sanguinoso con i nazifascisti, "Edoardo" divenne commissario politico del Distaccamento "Beltrami", poi della Brigata "Rocco" e, infine, della Divisione Garibaldi "Redi", dispiegata in Val d'Ossola.
Nel dopoguerra Gino Vermicelli è stato tra i dirigenti del "Fronte della Gioventù" a Novara, Milano, Firenze e Roma e, tra il 1948 e il 1951, si è impegnato in Sicilia con Marcello Cimino alla ricostruzione della Federazione del PCI di Agrigento. Attivo soprattutto nelle organizzazioni democratiche del Novarese (sia in campo politico, che in quello sindacale e della cooperazione), Gino Vermicelli si staccò dal PCI nel 1969, per aderire al gruppo del Manifesto.
Nel 1984 ha pubblicato il romanzo Viva Babeuf!. Il libro è incentrato sulle figure di due partigiani (uno comunista e l'altro cattolico) durante la lotta contro i nazifascisti in Val d'Ossola. L'autore ebbe a dire di averlo scritto: "èpensando ai giovani, a chi non ha vissuto la Resistenza. Desidero che essi non pensino ai partigiani come gente diversa da loro ma abbastanza simile nei sentimenti, nelle speranzeè". Vermicelli ha pubblicato, su quotidiani e periodici nazionali e locali, anche interessanti articoli sul movimento operaio, i problemi dell'ambiente, quelli della guerra e della pace. Nel 2000 è uscita, postuma, per le Edizioni Tararà, una sorta di sua intervista autobiografica dal titolo Babeuf, Togliatti e gli altri. Racconto di una vita.
Le ceneri di Gino Vermicelli sono raccolte a Cantiano nelle Marche, paese d'origine della moglie, Pina Morena.