Gioacchino Malavasi
Laureato all'Università Cattolica di Milano, fu tra gli organizzatori del "Movimento Guelfo d'Azione", che impegnò gruppi della sinistra del Partito Popolare e dell'Azione Cattolica nel contrasto al fascismo. Malavasi fu arrestato, con altri quattro dirigenti del Movimento, mentre nella sua abitazione si svolgeva una riunione clandestina. Deferito al Tribunale speciale per associazione antifascista e propaganda antinazionale, l'avvocato fu condannato a cinque anni di reclusione. Tra le prove d'accusa, la diffusione, in varie province del Nord, di volantini col simbolo di "Cristo Re". Nei foglietti si affermava che il fascismo era nemico della Chiesa, della pace, della libertà e dell'Italia e s'invitavano gli insegnanti a non dare ai giovani un'educazione fascista. Nella sentenza di condanna, emessa il 30 gennaio 1934, si definivano gli imputati "... pessimi cattolici, indisciplinati alle direttive delle gerarchie cattoliche, direttive che sono di pieno riconoscimento e consenso verso il fascismo". Dopo l'8 settembre 1943, Malavasi, che era riparato in Svizzera, partecipò alla guerra di liberazione assolvendo a compiti di collegamento tra il CLN e i Comandi alleati. Con la Liberazione divenne commissario per l'Alta Italia dell'ENAL (Ente nazionale assistenza ai lavoratori) e fu poi, per sette anni, commissario nazionale dell'ente, prima di riprendere la professione forense. Sulla sua figura, Paolo Trionfini ha pubblicato nel 2004 il libro L'"antifascismo cattolico" di Gioacchino Malavasi.