Giorgio Susani
Appena seppe dell'armistizio, Giorgio Susani raggiunse l'Appennino parmense e, nel gennaio del 1944, entrò a far parte della formazione partigiana "Coturri", dislocata nell'alta valle del Trebbia. Nonostante fosse stato ferito durante un combattimento, appena convalescente passò nella Brigata "Nino Siligato" della Divisione "Cento Croci" e con i suoi compagni affrontò i disagi dell'inverno 1944-45. Non li superò indenne. Con i piedi congelati, Susani restò al comando dei suoi partigiani e volle partecipare ad un attacco contro una postazione tedesca. Fu stroncato da una raffica di mitraglia, a pochi giorni dalla Liberazione. La massima ricompensa al valore gli è stata conferita con questa motivazione: "Allievo dell'Accademia di fanteria e cavalleria, sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, seguendo l'impulso del giovanile animo ardente di amor patrio, abbandonava la famiglia per arruolarsi volontario in una Brigata partigiana di cui divenne vicecomandante. Ferito in uno scontro con truppe nemiche, restava al suo posto di combattimento, condividendo con i suoi uomini i rischi e la gloria della battaglia. Gravemente congelato nella cruda stagione invernale in alta montagna, rifiutava di portarsi in zona già liberata e, benché claudicante, persisteva nella lotta, magnifico esempio di ogni ardimento. All'attacco di una posizione saldamente presidiata dai nazifascisti, guidava arditamente un gruppo di valorosi contro un caposaldo di particolare importanza e, dopo essersi aperto per primo il passo a colpi di bombe a mano, cadeva col petto squarciato dalla mitraglia, immolando la giovane esistenza alla Patria immortale".