Giotto Ciardi
Era stato chiamato alle armi nel 1941 e l'8 settembre 1943 era in servizio nella 650a Sezione Carabinieri, mobilitata presso l'idroscalo di Divulje (Dalmazia). Al momento dell'armistizio, Ciardi, a nome del Comando delle truppe italiane, si presentò al Comando di zona dell'Esercito di liberazione jugoslavo, per proporre la resa della base di Divulje e della zona circostante ai partigiani jugoslavi.
Condusse la trattativa con tale bravura che i comandanti jugoslavi, non solo permisero che i militari italiani che lo desideravano rimpatriassero con l'intero equipaggiamento, ma riservarono ai partenti anche l'onore delle armi. Ciardi controllò personalmente le operazioni di imbarco dei nostri soldati a Divulje e a Traù e, quando queste si conclusero felicemente, con altri commilitoni passò nelle file partigiane.
Nominato comandante di Brigata, il giovane carabiniere combatté per la difesa di Spalato, riuscendo a bloccare per venti giorni, al valico detto Forte della Clissa, una grossa colonna tedesca. Successivamente, con i partigiani della base navale di Lesina, contrastò l'occupazione di Curzola da parte delle truppe germaniche.
La motivazione della Medaglia d'oro al valor militare, tratteggia così le imprese e la figura del giovane carabiniere: "Subito dopo l'armistizio partecipava con decisione e con ardimento alla lotta di liberazione in Jugoslavia. Mitragliere in una postazione antiaerea abbatteva, nel dicembre del 1943, sul cielo dell'isola di Curzola, un aereo tedesco. Gravemente ferito, con minorazione permanente del braccio destro, veniva rimpatriato da una nave americana e ricoverato nell'ospedale di Taranto. Anima ardente di patriota, desideroso di combattere ancora, dopo quattro mesi di degenza, lasciava l'ospedale e, con fortunosa vicenda, attraversava le linee tedesche, entrando a far parte delle formazioni partigiane toscane. Si faceva vivamente apprezzare per audacia e per capacità di animatore e di organizzatore. Nella imminenza dei combattimenti decisivi, per quanto menomato nel fisico, prendeva posto fra i più audaci combattenti (Giotto Ciardi militò, sino alla Liberazione, nella 3a Brigata Garibaldi -NdR), e combatté dando costante esempio di decisione e di valore. Battendosi dietro le linee tedesche, ma nella immediata vicinanza della prima linea, si distingueva particolarmente il 14 aprile 1945 in quel di Avenza (Carrara). Penetrava da solo in una postazione di mitragliatrice ed, eliminati i difensori, impegnava col fuoco il nemico dalla posizione stessa. All'imbrunire cercava di raggiungere le linee. Gravemente ferito, continuava a ripiegare facendo fuoco fino a che si abbatteva sul greto del torrente Carrione. Caduto, pressoché dissanguato, in mani nemiche e sottoposto a sevizie nulla rivelava. Veniva liberato due giorni dopo da una formazione partigiana, pressoché morente e permanentemente invalido".
Grande invalido della Guerra di liberazione, tra i fondatori, con Ferruccio Parri e Aldo Aniasi, della Federazione Italiana Associazioni Partigiane, Giotto Ciardi ha dedicato tutta la sua vita a tenere alti, soprattutto tra i giovani, i valori della Resistenza. Proprio uno di loro ha ricordato, in occasione di una manifestazione in memoria di Ciardi, che "il Comandante", in uno dei suoi ultimi incontri, si era rivolto ad una scolaresca dicendo: "Voi ragazzi avete libertà di stampa: noi non l'avevamo. Voi ragazzi avete libertà di riunione: noi non l'avevamo. Voi ragazzi avete libertà di pensiero e di parola: noi non l'avevamo. Voi ragazzi avete la pluralità di voto: noi non l'avevamo. Voi siete uomini liberi all'interno di una società democratica: noi non lo eravamo. Speriamo che nessuna generazione futura debba conoscere l'orrore delle leggi razziali, che noi abbiamo subito. Ragazzi, se voi ricorderete queste cose durante tutto l'arco della vostra vita, allora vorrà dire che il sacrificio mio e dei miei compagni non sarà stato vano".
A Livorno, Comune che gli ha intitolato una strada, un premio ippico è dedicato al valoroso carabiniere-partigiano. A Giotto Ciardi sono pure intitolate Borse di studio e la caserma che, sempre a Livorno, ospita la Stazione dell'Arma del rione Montenero.