Giovanni Battista Gianquinto
Veneziano d’adozione, Gianquinto inizialmente repubblicano, fu arrestato nel 1928 e, con un gruppo di suoi compagni antifascisti, processato dal Tribunale speciale. Nel 1929 la sentenza che condannava l’avvocato (già allora una delle figure di maggior prestigio tra i penalisti veneziani), a 5 anni di carcere, per aver stampato e diffuso clandestinamente il foglio Non mollare. Tornato in libertà, Gianquinto aderisce al Partito comunista e diventa uno dei dirigenti dell’organizzazione clandestina veneziana di quel partito. Membro del CLN di Venezia dopo l’armistizio, nel 1945 fu nominato dal Comitato di liberazione vice sindaco della città lagunare, della quale fu poi, dal 1946 al 1951, il primo cittadino eletto. Consigliere comunale e assessore sino al 1975, Gianquinto rappresentò il PCI anche nelle istituzioni parlamentari, prima come deputato e poi, per tre Legislature come senatore, svolgendovi importanti incarichi legislativi.