Giovanni Ciarpaglini
Militante nella gioventù socialista, aderì al Partito comunista sin dalla sua fondazione. Partecipò alle lotte dei minatori del Grossetano, si batté contro le squadracce fasciste. Nel 1921 fu arrestato e processato. Con l'avvento del regime fascista fu perseguitato e gli fu impedito di fare il suo lavoro. Ciarpaglini dovette, così, emigrare in Francia. Quando tornò in Italia le "leggi eccezionali" erano ormai in vigore, ma lui riprese clandestinamente l'attività politica come dirigente dei comunisti in Valdarno. Arrestato nel 1928, per Ciarpaglini cominciano i lunghi anni del confino a Ponza e a Ventotene. All'indomani della caduta del fascismo, l'ex minatore è designato segretario della Federazione comunista clandestina di Arezzo e, dopo l'8 settembre 1943, è tra gli organizzatori della Resistenza e rappresenta i comunisti nel CLN aretino. Nel dopoguerra Ciarpaglini ha mantenuto, sino al 1947, l'incarico di segretario della Federazione del PCI di Arezzo. Lo ha lasciato quando, con decreto prefettizio, è stato nominato presidente della Depurazione provinciale. Eletto consigliere con la consultazione elettorale del luglio 1951 e confermato presidente della Giunta provinciale, ha retto l'incarico sino alla morte.