Giovanni Dolino
L'impegno partigiano di Gianni, questo il nome con il quale era conosciuto, era cominciato nel febbraio del 1944, quando aveva raggiunto una banda garibaldina in Val d'Ala, ma il suo impegno antifascista era maturato già nel 1942, quando aveva aderito a Torino alla cellula "Stella Rossa" e quindi, nell'inverno del 1943 al Partito comunista. In Val d'Ala, Dolino era stato catturato dai tedeschi, ma era riuscito a fuggire dal convoglio che lo stava trasportando in Germania e in aprile era tornato al suo reparto, divenendone commissario politico. Due mesi dopo. Gianni era già commissario politico della XI Brigata Garibaldi "Torino"; nel novembre era vice commissario della II Divisione Garibaldi "Piemonte" e nell'aprile ne divenne il commissario. Riconoscimento ad un partigiano che nel periodo dell'occupazione aveva costruito tre brigate partigiane, falcidiate e distrutte dai nazifascisti e da lui rimesse in piedi, dalla Valle di Lanzo ai contrafforti alpini della Francia. Nel dopoguerra, membro dell'ANPI Torinese e nazionale sino ai più alti incarichi, Dolino si distinse come animatore e organizzatore della rivolta genovese contro il governo Tambroni nel '60. Negli anni Settanta fu consigliere ed assessore al Comune di Torino, lavorando con grande intelligenza nel campo della formazione professionale, del lavoro e dell'istruzione. Con lo scioglimento del PCI, Gianni Dolino fu tra i fondatori del partito della Rifondazione comunista, di cui fu deputato dal 1992 al 1994. Lasciò il partito che aveva fondato, in polemica con Fausto Bertinotti che aveva determinato la caduta del governo di centro sinistra, e s'iscrisse al Partito dei Comunisti Italiani.