Giovanni Duca
Ferito nella prima guerra mondiale, dopo il conflitto il giovane ufficiale in s.p.e. aveva prestato servizio in Comandi divisionali a Roma. Negli anni dal 1934 al 1940 era stato addetto militare presso le ambasciate italiane in Belgio, in Olanda e in Portogallo. Nel 1941 aveva guidato, sul fronte greco-albanese, il 7° Reggimento di fanteria "Cuneo".
All'annuncio dell'armistizio, il colonnello Duca - che si trovava a Modena, comandante di quell'Accademia militare - s'impegnò subito contro i tedeschi, organizzando le prime resistenze nella zona Pavullo-Lama Mocogno. Aveva con sé due battaglioni e uno squadrone di allievi ufficiali e la bandiera dell'Accademia e attorno alle sue forze cominciarono a raggrupparsi i primi nuclei partigiani della provincia. Lasciato il Modenese e portatosi al Nord per ordine del Comando supremo, vi organizzò formazioni della Resistenza sino a che, durante una missione, fu catturato col figlio dalle SS.
I tedeschi non riuscirono ad ottenere dal colonnello nessun'informazione utile, nonostante - come è scritto nella motivazione della ricompensa al valore - "il bruciante dolore per le torture inflittegli e la disperata angoscia per l'avvenuto arresto della moglie e della figlia".
Giovanni Duca fu costretto per cinque mesi in una cella stretta e buia e fu ucciso dai fascisti nella stanza delle torture, quasi negli stessi giorni in cui moriva a Mauthausen il figlio Vittorio, che vi era stato deportato.