Giovanni Giovannini
È stato uno degli oltre 600 mila IMI (internati militari italiani) che, dopo l'8 settembre 1943, furono deportati dai tedeschi nei lager. Di questi, soltanto il 16 per cento accettarono (secondo fonti germaniche), di aderire alla repubblichina di Salò, salvo poi, una volta tornati in Italia, disertare in molti e passare con la Resistenza. Giovannini fu tra i fortunati che riuscirono a tornare in Italia alla fine del conflitto (41 mila militari italiani, declassati da "prigionieri di guerra" a "internati militari", morirono nei campi). Su questa tragica vicenda ha lasciato il libro, edito da Scheiwiller nel 2004, Il quaderno nero: Settembre 1943-Aprile 1945.
Dopo una brillante carriera giornalistica, che lo ha portato ai vertici del quotidiano La Stampa, Giovannini è stato a lungo presidente della FIEG e della Federazione internazionale editori giornali, dell'ANSA e del Gruppo editoriale Fabbri-Bompiani-Sonzogno-Etas Libri. È stato anche presidente dell'osservatorio TuttiMedia e direttore del mensile di cultura informatica Media2000.
Negli anni '70 del secolo scorso, come gli altri ex IMI sopravvissuti ai lager tedeschi, Giovanni Giovannini ha ottenuto il riconoscimento del titolo di "Combattente per la libertà". Il diploma era firmato dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e da quello dell'ANPI, Arrigo Boldrini. Poco prima che fosse pubblicato Il quaderno nero, Giovannini sostenne una dura polemica con Gianpaolo Pansa, al quale aveva tolto il saluto dopo l'uscita de Il sangue dei vinti; l'ex internato non tollerava che ci potessero essere tentativi di equiparare chi aveva fatto la lotta partigiana ai "ragazzi di Salò".
Convinto sostenitore dell'innovazione tecnologica nel mondo dell'informazione, Giovanni Giovannini ha lasciato molti testi sull'argomento. Importantissimo Dalla Selce al Silicio, rieditato da Scheiwiller nel 2003.