Giovanni Girardini
Chiamato alle armi mentre stava frequentando la Facoltà di medicina all'Università di Padova, Girardini aveva appena ripreso gli studi quando era sopravvenuto l'armistizio. Non esitò ad abbandonare di nuovo l'Università e si diede all'organizzazione dei primi nuclei partigiani nella valle del Livenza. Al comando di una Compagnia del Battaglione "Livenza", operò nei comuni di Motta, Gorgo al Monticano, Meduna e in una vasta zona circostante, finché cadde in un'imboscata e fu impiccato dai tedeschi, dopo aver stoicamente resistito alle torture dei nazifascisti. Nella motivazione della ricompensa al valore è ben ricordato il modo della morte del giovane. Il decreto suona, infatti, così: "Studente universitario, animato da giovanile ardore, fu simbolo di lotta partigiana nel Veneto oppresso dalla tracotanza e dalla barbarie nemica. Organizzatore ed animatore di una agguerrita squadra di guastatori partecipava, alla testa dei suoi partigiani, a numerosissime pericolose azioni di sabotaggio e di guerriglia distinguendosi per eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo e causando gravi danni al movimento ferro-stradale nemico. Caduto in un'imboscata mentre con due staffette, di cui una era la propria sorella, si recava a compiere una ricognizione, veniva catturato nel generoso tentativo di salvare la sorella caduta nelle mani del nemico. Sottoposto a torture manteneva il più fiero contegno mai rinnegando la propria fede, mai rivelando i nomi dei compagni di lotta e sempre opponendo deciso ed orgoglioso rifiuto a lusinghe e a promesse di riavere la perduta libertà. Condannato a morte affrontava con serenità il capestro additando alla gioventù combattente per la libertà, la via del dovere e del sacrificio". Dopo la Liberazione, l'Università di Padova ha conferito alla memoria di Girardini la laurea "honoris causa" in medicina.