Giovanni Padoan
Aveva soltanto undici anni quando cominciò l'attività politica, diffondendo la stampa operaia nel suo paese natale. Nel 1922, Padoan divenne uno dei principali diffusori de Il fanciullo proletario e, l'anno dopo ancora, entrò a far parte della Gioventù comunista. Quando, nel 1924, la sua famiglia emigrò a Lione, il giovane si diede a svolgere attività sindacale in terra di Francia. Anche il rientro in Italia, per assolvere al servizio di leva, fu per Padoan l'occasione per riprendere l'attività antifascista. Congedato e tornato a Cormons, divenne membro del Comitato di zona di Monfalcone del P.C.d'I. Arrestato nel luglio del 1934 e processato dal Tribunale speciale, fu condannato a sedici anni di prigione. Per il giovane antifascista cominciarono le peregrinazioni dal carcere di Fossano a quello di Saluzzo, a quello di Castelfranco Emilia, che lasciò nell'agosto del 1941, in seguito a vari provvedimenti di amnistia e condono, ma sempre rifiutando la grazia richiesta da sua madre (che sarebbe poi morta ad Auschwitz, dove fu deportata durante l'occupazione nazifascista). Scarcerato, Giovanni Padoan riprese subito l'attività politica e, nel settembre 1943, fu tra i primi organizzatori del movimento partigiano. Membro del CLN di Gorizia, in ottobre divenne commissario politico (col nome di battaglia di "Vanni") del battaglione "Mazzini" della Brigata Garibaldi "Friuli", che fu la prima Brigata garibaldina italiana operante nella zona del Collio. In seguito "Vanni" fu commissario della Divisione Garibaldi "Natisone" e vicecommissario del Raggruppamento Divisioni Garibaldi "Friuli". Con questo incarico di direzione fu, con Mario Lizzero, uno dei firmatari, il 7 maggio 1944, degli accordi internazionali fra la Resistenza italiana e quella jugoslava. Dopo la Liberazione "Vanni" dovette espatriare a seguito dei processi intentati contro i partigiani per i "fatti di Porzùs". Assolto a Lucca, condannato in appello a Firenze nonostante la sua estraneità alla vicenda, Padoan fu infine assolto per amnistia. Dopo l'assoluzione, il commissario della "Natisone" si prodigò per riappacificare i protagonisti della Resistenza friulana e nel febbraio 2001 alle Malghe di Porzùs (dove si era compiuta la strage dei partigiani "bianchi" osovani), avvenne lo storico abbraccio tra "Vanni" e "don Candido" (don Redento Bello), esponente di spicco e padre spirituale dei partigiani della "Osoppo". Giovanni Padoan ha lasciato numerosi libri sulla tragica vicenda: Abbiamo lottato insieme; Un'epopea partigiana alla frontiera tra due mondi. L'ultimo suo libro è intitolato, semplicemente, Porzùs.