Giovanni Quircio
Frequentato l'Istituto tecnico commerciale a Campobasso, nel gennaio del 1942 era stato chiamato alle armi e destinato al 5° Battaglione telegrafisti del 3° Reggimento del Genio. Due mesi dopo, seguito a Ronchi dei Legionari l'apposito corso, fu assegnato come caporalmaggiore alla 10a Compagnia guastatori del Genio, dislocata all'Isola d'Elba. All'annuncio dell'armistizio, Quircio (che si trovava in quei giorni con il suo reparto a Viareggio), decise di raggiungere l'Abruzzo attraversando le linee nemiche. Subito impegnato nella Resistenza, dopo essersi arruolato nelle forze polacche del generale Vladislaw Anders (impegnate dagli Alleati nella Campagna d'Italia), Quircio, nell'agosto del 1944, entrò a far parte del Corpo Italiano di Liberazione.
Col Gruppo di combattimento "Friuli", il caporalmaggiore molisano si distinse, nella primavera del 1945, in azioni sul fronte del Senio che gli valsero la Medaglia d'argento, la promozione a sergente per meriti di guerra e, infine, la massima ricompensa al valore con questa motivazione: " Volontario nei Gruppi italiani di combattimento, dava continue prove di alto e cosciente ardimento. In azione notturna intesa ad eliminare una munita posizione presidiata da truppe scelte nemiche, conduceva i propri uomini con tale perizia e spregiudicato ardimento da costringere l'avversario a precipitosa ritirata. Nel corso di una successiva azione notturna di pattuglia, accertata la presenza di elementi nemici, si avvicinava loro aprendo ai compagni la via nel terreno minato. Nel disattivare una mina questa scoppiava accecandolo, asportandogli una gamba e coprendolo di ferite in tutto il corpo. Atrocemente mutilato e sanguinante, trovava ancora la forza d'animo e la energia per continuare a dirigere la propria pattuglia fino al completamento dell'azione affidatagli".
Dopo la Liberazione, Giovanni Quircio seguì una dolorosa trafila in istituti di cura finché, nel gennaio del 1947, fu collocato in congedo assoluto ed iscritto nel "Ruolo d'onore" col grado di sottotenente di fanteria. Ebbe successivamente promozioni a tenente, a capitano e a maggiore, sinché non si spense nella Capitale, quasi ottuagenario.