Girolamo Meneghini
Lavorava alla "Feltrinelli Masonite" di Bolzano ed era responsabile di una delle sette "cellule" che il CLN altoatesino aveva costituito nelle fabbriche del capoluogo, per organizzarvi la resistenza ai nazifascisti. A mezzo di una radiotrasmittente, durante l'occupazione, Meneghini manteneva anche preziosi contatti con una delle tre missioni degli Alleati, operative nel Trentino Alto Adige. Alla vigilia di Natale del 1944 (scoperto dalla polizia e arrestato con gli altri sei responsabili dell'organizzazione clandestina, operante nelle aziende altoatesine), Meneghini era stato portato nella locale sede della Gestapo. A lungo interrogato e sottoposto a tortura, il tecnico della "Feltrinelli Masonite" era stato poi rinchiuso nel campo di concentramento di via Resia, a Bolzano; ne era uscito dopo due mesi, per essere deportato a Mauthausen. Durante il viaggio verso la Germania (fu, quello, l'ultimo convoglio ferroviario che i tedeschi riuscirono ad organizzare), il giovane tecnico era riuscito a far cadere sulla massicciata un foglietto, che fu recapitato ai familiari. I suoi cari non avrebbero però mai più rivisto Girolamo Meneghini, che si sarebbe spento, per le sevizie e gli stenti, alla vigilia della fine della guerra.