Gisberto Vecchi
Avvicinatosi all'antifascismo durante il servizio militare, compiuto a più riprese negli anni tra il 1932 e il 1935, in quest'anno fu arrestato come membro di un'organizzazione comunista clandestina. Vecchi, infatti, operava tra i lavoratori delle Officine meccaniche di Reggio Emilia e della Cooperativa muratori di Carpi. Per la sua attività politica fu deferito, con altri quattordici antifascisti, al Tribunale Speciale che, il 18 febbraio del 1936, lo condannò a sette anni di carcere. Per sopravvenuta amnistia Vecchi non scontò tutta la pena e, appena rimesso in libertà, riprese il lavoro clandestino. Nell'aprile del 1939 fu di nuovo arrestato e sei mesi dopo tornò, con altri ventidue compagni, di fronte ai giudici fascisti. Questa volta la condanna fu a 12 anni di reclusione, che si ridussero a quattro soltanto perché il governo fascista cadde e sopravvenne l'armistizio.
Tornato libero, Vecchi fu tra i primi organizzatori della Resistenza nel Reggiano, dove assunse il comando di una formazione dei GAP che fu molto attiva in città e in provincia. Durante un'azione, il suo gruppo fu circondato e Vecchi, generosamente, attirò su di sé il fuoco dei fascisti. Cadde crivellato di colpi, per consentire agli altri gappisti di sfuggire all'accerchiamento.