Giulio Biglieri
Aveva ventun'anni quando fu arrestato, per la prima, volta dalla polizia fascista per ragioni politiche. Rinchiuso per qualche tempo nel carcere di Regina Coeli, a Roma, fu prosciolto in istruttoria e riottenne la libertà. La sua famiglia, intanto, si era trasferita a Novara. Nel 1940, Biglieri vince un concorso per bibliotecario e ottiene un posto alla Biblioteca Nazionale di Torino.
Richiamato alle armi come capitano di complemento, combatte sul fronte albanese. L'armistizio lo sorprende nell'Italia del Sud: Biglieri potrebbe rimanere al sicuro nel Mezzogiorno; preferisce ritornare nell'Italia settentrionale, per dedicarsi alla lotta antifascista, in contatto col Partito d'azione e il Partito socialista. Compie numerose missioni fra il Piemonte e Roma, nell'alto Novarese e in Val Sesia, dove si sono costituite le prime bande partigiane.
Nel febbraio 1944 è arrestato a Novara: rimane in carcere dodici giorni; riesce a farsi liberare e si trasferisce sotto falso nome a Torino. Qui si mette a disposizione del Comitato militare del CLN piemontese. Cadrà nelle mani dei fascisti pochi giorni dopo, con il generale Giuseppe Perotti e gli altri membri del Comitato. Processato e condannato a morte, sarà fucilato con altri sette compagni di lotta al Poligono del Martinetto.
Il Comune di Torino, dopo la Liberazione, ha intitolato a Giulio Biglieri una via.