Giuseppe Bianchini
Socialista, Bianchini nel 1921, al Congresso di Livorno, aderì al Partito comunista. Fu tra i primi dirigenti della Sezione genovese del partito e organizzatore degli "Arditi del popolo". Condusse la lotta armata contro gli squadristi a Genova e a Savona, ma dopo che i fascisti ebbero effettuato la "marcia su Roma", si staccò dalla politica attiva.
All'inizio della seconda guerra mondiale, l'architetto riprese i contatti con l'organizzazione comunista clandestina di Genova e, dopo l'armistizio, entrò nella Resistenza, divenendo segretario del Triumvirato insurrezionale della Liguria. Caduto in mano ai tedeschi, torturato e condannato a morte nell'aprile del 1945, Bianchini si salvò fortunosamente dalla fucilazione.
Nel dopoguerra fu eletto consigliere comunale e fu per alcuni anni assessore ai Lavori pubblici del Comune di Genova.
Con decreto del Presidente della Repubblica, il 30 luglio 1981 gli è stata conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare.