Giuseppe Budicin
Militante comunista, nel 1934 Budicin fu arrestato e condannato, una prima volta, dal Tribunale speciale a sette anni di reclusione. Seconda condanna nel 1938, con la pena elevata a 12 anni. Ma dopo l'armistizio, il barbiere era già tra gli organizzatori della Resistenza in Istria. Segretario del Comitato distrettuale del Partito comunista croato e membro del Comitato popolare di liberazione dell'Istria, Budicin comandava una formazione partigiana. L'8 febbraio 1944, durante un'azione, "Pino" (con questo nome Budicin era conosciuto tra gli antifascisti istriani), fu catturato col partigiano Guerrino Grassi ("Augusto Ferri"). "Pino" era ferito, il suo compagno era morente. I fascisti costrinsero "Pino" a caricare l'amico su un carretto e a trascinarlo sino a Rovigno. Durante il tragitto, nonostante fosse sanguinante per la ferita e per le percosse, Budicin continuò a intonare canzoni partigiane, mentre i fascisti non cessavano di infierire su di lui e sul corpo del moribondo. A un certo punto il barbiere esclamò: "Da ogni goccia del mio sangue, cento partigiani sorgeranno!" All'indomani, per intimidire la popolazione, i cadaveri straziati di Grassi e Budicin furono esposti sulla Riva Valdibona. Le ultime parole di "Pino" sono oggi scolpite sulla lapide del cippo eretto, a ricordo del suo sacrificio, a Stanzia Bembo (Rovigno). Proprio a Stanzia Bembo cominciò subito a operare il Battaglione partigiano "G. Budicin". La formazione, che comprendeva quattro attivissime Compagnie, fu inquadrata, nel giugno del 1944, nella Brigata istriana "Vladimir Gortan" che, dopo aver sostenuto durissimi combattimenti con i nazifascisti, fu incorporata nella 43ma Divisione dell'Esercito di liberazione jugoslavo.