Giuseppe Casana
I suoi, socialisti, si erano trasferiti a Torino quando ancora Giuseppe era un ragazzo. Casana, che lavorava alla Fiat, già nel 1938 aveva dovuto subire la violenza dei fascisti, che non gli perdonavano i suoi orientamenti socialisti. Nel marzo del 1943, Giuseppe Casana contribuì all'organizzazione degli scioperi dei lavoratori torinesi contro la guerra e, durante i 45 giorni del Governo Badoglio, fu eletto membro della Commissione interna della Fiat Grandi Motori. Dopo l'8 settembre entrò a far parte del Comitato d'agitazione clandestino che diresse in fabbrica la lotta contro i nazifascisti. Passato un mese, la polizia si presentò allo stabilimento per arrestare l'operaio antifascista, ma Casana riuscì ad evitare la cattura. Raggiunte le valli di Lanzo, ebbe l'incarico di comandante (con il nome di battaglia di Pino), della polizia partigiana della II Divisione Garibaldi "Piemonte". Alla fine di settembre del 1944, quando la "Piemonte" fu investita da un massiccio rastrellamento, Casana, con Giovan Battista Gardoncini (che comandava la II Divisione Garibaldi), e pochi altri partigiani, rimase di retroguardia per consentire al grosso della formazione di sganciarsi. Catturati quando ebbero esaurite le munizioni, i prigionieri furono tradotti nelle carceri di Torino. Lì Casana, Gardoncini e altri sette patrioti furono prelevati dai tedeschi l'11 ottobre e fucilati in Piazza Statuto, come rappresaglia per un'azione dei GAP torinesi, avvenuta nello stesso luogo il giorno precedente.