Giuseppe De Monte
Diciannovenne, si era arruolato volontario ed era stato inquadrato, a Firenze, come aspirante motorista nel 7° Autieri. Sorpreso a Formia dall'armistizio, De Monte era riuscito a risalire la penisola e a raggiungere il Friuli, dove si era aggregato ad una delle prime formazioni partigiane. Distintosi per coraggio e spirito d'iniziativa, il giovane autiere fu nominato comandante del Battaglione "Gemona" della 3a Brigata "Osoppo-Friuli". Con i suoi uomini, durante tutto il periodo dell'occupazione nazifascista, prese parte valorosamente a tutti gli scontri che si svolsero lungo le rive del Tagliamento e la rotabile Udine-Spilimbergo, tanto che, nel luglio del 1944, De Monte ottenne un encomio solenne dal comando dell'"Osoppo-Friuli" e la proposta per la Medaglia d'Argento dal capo della Missione alleata, presente nella zona d'operazioni del "Gemona". Quando la guerra stava ormai per concludersi, il giovane partigiano morì nel generoso tentativo di fermare le violenze che una colonna di nazisti in ritirata stava compiendo nelle località che attraversava. Ricorda, infatti, la motivazione del riconoscimento alla memoria: "Alla vigilia della Liberazione, quando era imminente ormai la ricompensa di tante fatiche e di tanti pericoli, risolveva di attaccare con pochi uomini una colonna di tedeschi e di cosacchi, forte di circa tremila uomini, che ritirandosi verso nord seminava attorno a sé il panico e la desolazione. Uscito dall'agguato e immobilizzata con una bomba a mano un'autoblinda che apriva la marcia all'autocolonna avversaria, si gettava avanti col mitra spianato chiedendo ad altissima voce la resa. Falciato da una mitragliatrice, immolava in questo audace tentativo la sua nobile vita".