Giuseppe Deambrogi
Combattente nella Prima guerra mondiale e militante socialista, negli anni del primo dopoguerra Deambrogi divenne capogestore delle Ferrovie. Dal 1920 al 1923 svolse attività sindacale e collaborò alla stampa comunista. Ciò gli valse il licenziamento dalle FS per "attività sovversiva". Trovato un nuovo lavoro presso un'azienda di trasporti a Verona, Deambrogi (nonostante le persecuzioni di polizia e fascisti) non rinunciò mai alle sue idee e, con la moglie, Teresa, educò i suoi tre figli alle idee di libertà, tanto che uno di questi (Giorgio), nel 1941 fu inviato per due anni al confino. Dopo l'8 settembre 1943, Deambrogi fu designato dalla Federazione comunista di Verona a far parte del CLN provinciale. Svolse con grande impegno il suo compito sino a che, nel giugno del '44, fu arrestato con altri membri del CLN veronese. Con lui finirono in prigione anche la moglie e la figlia. In carcere, prima di essere deportato dopo giorni di torture, Deambrogi, ebbe un fuggevole incontro in carcere con la figliola. Cercando di nasconderle il volto tumefatto, le disse: "Andiamo a recare il dono della libertà perché anche i nostri nemici, quando capiranno, siano liberi". Dal lager, il ferroviere comunista non sarebbe più tornato. In suo ricordo, a Verona, hanno intitolato una via.