Giuseppe Pastorelli
L'8 settembre 1943 coglie Pastorelli mentre è in servizio militare presso l'aeroporto di S. Damiano (PC). Deciso a rigettare i bandi di chiamata del ricostituito governo fascista, il giovane si ritrova a Bardi (Parma), insieme a due suoi concittadini, già impegnati in zona a formare i primi nuclei partigiani. In dicembre è casualmente arrestato. Imprigionato e trasferito al comando della GNR di Fidenza, "Athos" (questo il nome di copertura che si è dato), viene rilasciato con l'obbligo della firma giornaliera, perché genericamente definito "elemento pericoloso". Nel maggio '44, Pastorelli si aggrega al distaccamento del comandante "Renzo", con il quale parteciperà a varie azioni, soprattutto contro le colonne motorizzate tedesche che trasportavano i rifornimenti alle truppe attestate sulla Linea Gotica. Divenuto comandante di distaccamento del gruppo "Villa e Grosni" (dopo che questi due partigiani della XXXVIII Brigata erano stati catturati e uccisi a Fiorenzuola), Athos continua i combattimenti sulla dorsale appenninica del Piacentino. Il 2 gennaio '45, su una strada collinare, viene ferito, non dai nazifascisti, ma da un attacco di aerei alleati. Messo fuori combattimento da "fuoco amico", il giovane partigiano, controllato a vista da tedeschi e fascisti nell'ospedale militare di Piacenza, subisce l'amputazione di una gamba. Con la Liberazione "Athos" torna, mutilato, al suo paese dove costituisce l'ANPI locale. Presiederà la Sezione per 35 anni, mentre, iscritto al PCI, parteciperà attivamente alla vita del suo partito, distinguendosi per la sua coerenza morale e politica.