Giuseppe Pietro La Marca
Laureato in matematica e ingegneria, lavorava presso la Società Generale Elettrica siciliana dopo aver effettuato il servizio di leva come sottotenente di complemento delle Armi Navali. Richiamato alle armi, tra il 1935 e il 1936 fu inviato in Africa Orientale e in Libia. Rientrato in Italia nel 1941, decorato di due Croci di guerra, fece parte del Comitato per i progetti delle armi navali. Al momento dell'armistizio, La Marca si trovava a Roma in convalescenza. Entrò subito nella Resistenza e, come ricorda la motivazione della Medaglia d'oro, concessagli nel 1956 dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, "benché colpito da infermità contratta in guerra, sollecitava per sé le imprese più rischiose". Nella motivazione si ricorda in particolare che nel giugno del 1944 "... affidatogli il compito di portare a salvamento il centro Radio Trasmittente di Santarosa - grandiosa opera militare di notevole importanza scientifica e sede di Supermarina, minata dai tedeschi con ordigni potentissimi che avrebbero distrutto anche l'intera zona abitata- con il rischio continuo della propria vita, con rara perizia tecnica e con costante sprezzo del pericolo, riuscì a sventare ogni insidia, salvando numerose vite umane, ingente materiale bellico, l'intero impianto di incalcolabile valore. Non nell'ardente atmosfera che trascina ed esalta trasse l'impeto per l'epica gesta, ma nell'oscuro dedalo delle gallerie, nei cunicoli colmi di esplosivo, a tu per tu con la morte in agguato. Grande figura di patriota, portò a compimento la leggendaria impresa... ". Dopo la liberazione di Roma, La Marca restò in servizio sino al 1960. Posto in congedo, a domanda, col grado di colonnello, divenne dirigente dell'ENEL. Iscritto nel Ruolo d'onore della Marina, conseguì la promozione ad ammiraglio ispettore capo delle A.N. È stato anche consigliere nazionale del Gruppo M.O.V.M. Il nome di Giuseppe Pietro La Marca è ricordato, a Piazza Armerina, su una targa del monumento ai Caduti in guerra.