Giuseppe Vittorio Lerda
"Beppe" Lerda era stato chiamato alle armi poco prima dell'8 settembre 1943.Subito dopo l'armistizio, il ragazzo, raggiunto San Giacomo di Boves, si era aggregato ai nuclei di sbandati, riuniti da alcuni ufficiali, tra i quali Ignazio Vian, che si proponevano di opporsi ai tedeschi. Fu così che "Beppe" entrò a far parte delle prime bande operanti in Valle Stura. Vi restò sino alla fine dell'anno quando, in seguito ad una violenta offensiva tedesca, i gruppi di resistenza bovesani furono scompaginati e quel che restava della formazione di Vian riparò in Valle Ellero. Lerda era tra questi ragazzi e vi rimase sino a quando, nel marzo del 1944, dopo violenti scontri che si erano susseguiti durante i primi mesi dell'anno, i tedeschi non riuscirono a provocare lo sbandamento anche di queste unità. Così Lerda tornò in Valle Stura, dove nel frattempo si erano costituite delle formazioni di Giustizia e Libertà. Inquadrato nella Brigata "Bisalta" della I Divisione alpina "G.L.", allo studente fu affidato il comando di un distaccamento, che per due mesi riuscì a contrastare le imponenti forze tedesche. Sul finire di aprile "Beppe" fu circondato, con una diecina di suoi uomini nella zona di Castelmago. Uno dei partigiani cadde in combattimento, gli altri, compreso il comandante, furono catturati e tradotti alle caserme di Borgo San Dalmazzo. Qui "Beppe" venne subito portato, con altri, di fronte al plotone d'esecuzione. Come ebbe a raccontare poi don Viale, parroco di Borgo San Dalmazzo, chiamato per assistere i condannati, Lerda rifiutò di essere legato al palo e prima che la scarica lo colpisse a morte gridò: "Viva l'Italia libera!". Il nome del giovane, caduto non ancora ventenne, fu assunto da una nuova formazione partigiana costituita nel Cuneese.