Goffredo Zignani
Dopo aver svolto il servizio di leva col grado di sottotenente di complemento, Zignani decise di darsi alla carriera militare. Fu istruttore all'Accademia militare d'Artiglieria e Genio di Torino, addetto come maggiore, nel 1939, al Comando del IV Corpo d'Armata a Milano. Il 1940 lo vede in Albania al comando di un gruppo del 17° Reggimento d'Artiglieria della Divisione "Sforzesca". Nel 1942 è tenente colonnello presso il Ministero a Roma, ma l'anno dopo riparte per Tirana come capo dell'Ufficio operazioni della 9a Armata. È in questa veste che, com'è scritto nella motivazione della massima ricompensa al valore, all'atto dell'armistizio "non esitava sulla scelta della via da seguire: combattere contro i tedeschi. Dopo aver per più giorni fermamente, quanto inutilmente, tentato di far prevalere il suo parere di resistenza ai tedeschi in seno al Comando, se n'allontanava per acquistare piena libertà d'azione".
Il giovane ufficiale assunse così il comando di un battaglione di volontari italiani. I nostri soldati, guidati da Zignani, presero parte, affiancati dai partigiani albanesi, a numerose azioni, che misero in seria difficoltà i tedeschi. Questi, che si videro bloccate le vie di comunicazione, sferrarono una massiccia azione nella valle di Peza, tra Tirana ed Elbasan. Il comando tedesco dovette impiegare anche l'aviazione, ma alla fine ebbe la meglio sugli italiani, che avevano finito per trovarsi in una posizione sfavorevole. Il tenente colonnello Zignani cadde in mano ai tedeschi; quasi contemporaneamente anche il colonnello Fernando Raucci, già comandante della zona di Peza, era stato fatto prigioniero. I due ufficiali, richiamandosi alle convenzioni internazionali, rifiutarono di dire alcunché e il capitano tedesco che li aveva in consegna li fece fucilare.
Le spoglie di Goffredo Zignani furono trasferite nel 1962 dall'Albania al cimitero di Castiglione di Ravenna, luogo d'origine degli Zignani.