Guerrino Sbardella
Padre di due figli, quando le truppe tedesche occuparono la Capitale, partecipò ad azioni di sabotaggio organizzate dalle bande di "Bandiera Rossa" (di cui era caposettore per la zona di Torpignattara), combatté con i GAP nel quartiere Trionfale e organizzò un deposito d'armi a Villa Certosa. Il 6 dicembre del '43, Sbardella fu fermato dai fascisti mentre lanciava manifestini "sovversivi" dal loggione del cinema "Principe". Riuscì a fuggire, con l'aiuto dei compagni che erano con lui in appoggio, ma giunto a casa, quella stessa notte, fu arrestato dalle SS su segnalazione di alcuni delatori. Rinchiuso nel carcere di via Tasso e seviziato, Sbardella fu poi trasferito a Regina Coeli. Condannato a morte il 28 gennaio del '44 dal Tribunale militare di guerra tedesco, fu fucilato sugli spalti di Forte Bravetta, insieme ad altri dieci patrioti, tra i quali Ezio Malatesta ed Ettore Arena.