Guglielmo Marconi
Membro del PCd'I ed attivo antifascista, negli anni 1923-1924 subì due anni di carcere. Dopo l'uccisione di Giacomo Matteotti, avendo deposto, nel cimitero di Rimini (città dove i Marconi abitavano), delle corone con dei cartelli inneggianti al deputato socialista massacrato dai fascisti a Roma, fu duramente pestato dagli squadristi riminesi. Con l'approvazione delle Leggi eccezionali del 1926, Marconi fu confinato a Ventotene, di dove riuscì ad allontanarsi e, clandestinamente, raggiungere la Francia. Di qui passò, in cerca di lavoro, in Lussemburgo, ma ci rimase giusto il tempo di essere espulso dal Granducato per la sua attività politica. Anche in Francia il comunista italiano continua la sua lotta e, dopo un periodo tra Francia e Belgio, nell'ottobre del 1936 accorre in Spagna, volontario nelle Brigate Internazionali. Inquadrato nella "Batteria Gramsci" col secondo gruppo di artiglieria di cui era commissario politico, Marconi tra il dicembre del 1936 e il gennaio del 1937 combatte in Aragona e partecipa alla battaglia di Teruel. Per decisione del suo partito rientra in Francia e quando i tedeschi la invadono, è rinchiuso nel campo di concentramento di Saint Cyprien. Il 21 aprile del 1942, è arrestato dalla Gestapo e consegnato nel giugno alla polizia fascista italiana. Condannato a 5 anni di confino a Ventotene e liberato con la caduta di Mussolini, Marconi torna a Rimini e, dopo aver superato un intervento chirurgico, nel gennaio del 1944 entra nelle file della Resistenza romagnola. Vice comandante, col nome di battaglia di "Paolo", della Brigata Garibaldi "Ravenna", alla testa della sua formazione prende parte alla battaglia di Biserno (Forlì), nella quale caddero, battendosi contro preponderanti forze nazifasciste, le Medaglie d'Oro al Valor Militare Amos Calderoni e Terzo Lori, i partigiani sovietici Giorgio e Sergio Sereghin e i garibaldini Domenico Camillini, Pasquale Fattini, Flavio Foschi, Angelo Mannucci, Rolando Murras, Orsano Grassi, Vittorio Tesei, Mauro Tosi e Francesco Versari. Dieci anni dopo la scomparsa del partigiano "Paolo", all'antifascista riminese (che nel dopoguerra fu dirigente del PCI a Rimini e che ha lasciato un interessante Diario di un partigiano), è stata concessa la Medaglia d'argento al valor militare dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. La motivazione dice: "Partigiano di sicura fede e d'intrepido coraggio, si prodigava intensamente per la costituzione delle prime formazioni partigiane nel riminese, divenendone ben presto uno dei maggiori animatori ed organizzatori. Instancabile ed indomito comandante di Battaglione sempre presente nelle più audaci azioni contro truppe nemiche, animava e guidava con rara perizia i suoi uomini in numerosi combattimenti infliggendo al nemico ingenti perdite di materiale e personale. Nobile figura di combattente e sagace organizzatore. Zona di Forlì, 15 gennaio 1944-30 novembre 1944".