Guglielmo Nencini
Di famiglia contadina di tradizioni socialiste, nel 1912 aveva contribuito ad organizzare la Sezione giovanile socialista del suo paese, della quale fu eletto segretario, aveva partecipato alla Grande guerra. Nel gennaio del 1921 fondò la Sezione comunista del suo Comune e nello stesso anno fu arrestato, con l'accusa di omicidio, per i cosiddetti "moti di Certaldo". Diciassette mesi di carcere alle Murate di Firenze e poi l'assoluzione con formula piena. Nel 1923, costretto dalle persecuzioni dei fascisti a chiudere il negozio di alimentari che gestiva, Nencini fu assunto in una ditta che produceva formaggi e, dopo breve tempo, fu licenziato per il suo antifascismo. Nel 1924 l'espatrio clandestino in Francia, con conseguente arresto al ritorno in Italia e l'avvio per tre anni al confino nell'isola di Ponza. Anche qui Nencini subì una condanna, a dieci mesi di carcere, per aver partecipato ad una protesta dei confinati. Nel 1943, dopo la caduta di Mussolini, fu Nencini a tenere, a Castelfiorentino, la prima riunione legale del Partito comunista, del quale diresse l'attività nelle province di Siena e Grosseto. Dopo l'armistizio, ecco il dirigente comunista organizzare la Resistenza, che lo vede fra i capi della Brigata Garibaldi "Spartaco Lavagnini". Dopo la liberazione di Grosseto, divenne segretario di quella Federazione comunista. Poi Guglielmo Nencini svolse importanti incarichi per il suo partito a Latina, in Calabria, in Abruzzo e a Roma (nell'apparato centrale), fino al 1956. Nencini è stato anche sindaco di Certaldo (1946) e segretario nazionale dell'ANPPIA (1948). Un suo libro autobiografico (Memoria di un comunista certaldese), è uscito postumo nel 1983 per "La Pietra", sotto il patrocinio dell'amministrazione comunale di Certaldo. Il Comune ha anche intitolato una strada a questo suo cittadino benemerito.