Guido Miglioli
Nato in una famiglia di agricoltori, si era laureato a Parma in Giurisprudenza. Nel marzo del 1919 aveva lanciato a Soresina tra i lavoratori del Cremonese la parola d’ordine: “la terra ai contadini”.
Seguirono, all’avvento del fascismo, le persecuzioni che, nel 1926, lo portarono a emigrare clandestinamente in Svizzera, paese che lo vide sempre impegnato contro fascismo e colonialismo. Così in Francia, dove nel 1936 si era trasferito e dove fu arrestato dai tedeschi quando invasero la Repubblica transalpina.
Riportato in Italia, Guido Miglioli nel 1941 fu ristretto nel carcere di Bolzano e quindi confinato prima a Lipari e poi a Laveno di Lucania.
Tornato libero con la caduta di Mussolini, l’avvocato e sindacalista cattolico, respinto nel 1946 dalle file della Democrazia Cristiana, continuò la sua battaglia per i diritti dei contadini al fianco dei comunisti. Si impegnò anche nel movimento dei “Partigiani della pace” e, quando entrò in contatto con don Primo Mazzolari, collaborò con la rivista “Adesso” da questi diretta.
La vigilia di Natale del 1953 Miglioli accusò i primi sintomi del male che, l’anno dopo, l’avrebbe portato alla morte. I suoi funerali furono seguiti da un’imponente folla di contadini. Guido Miglioli è stato sepolto a Soresina, accanto alla tomba di Giuseppe Paulli, un capolega bianco che nel lontano 1920 era rimasto vittima della reazione agraria.