Guido Quazza
Figlio dello storico del Risorgimento Romolo Quazza, Guido fu torinese di adozione. Di sentimenti antifascisti sin dagli anni del Ginnasio, il giovane, mentre era iscritto alla facoltà di Lettere, collaborò al giornale semiclandestino Rivendicazioni. Chiamato alle armi poco prima dell'armistizio, Quazza fece in tempo ad essere inquadrato, a Rivoli, nel 30° Reggimento Fanteria. Si trovava a Roma, come caporal maggiore degli allievi ufficiali, nella caserma di Torre Spaccata, quando partecipò agli scontri contro i tedeschi per la difesa dell'aeroporto di Centocelle. Tornato dai suoi, allora nel Biellese, Quazza rifiutò di rispondere ai bandi della RSI. Prese, con Giorgio (il fratello minore che, nel dicembre del '44, catturato dai tedeschi, sarebbe poi stato deportato in Germania), la strada della montagna. Ferito in combattimento, nella primavera del 1944 Guido Quazza si trasferì in Val Sangone e, diventato comandante della Brigata "Ruggero Vitrani" (uno dei martiri del Poligono del Martinetto), la guidò sino alla liberazione di Torino. Al termine della guerra militò nel Partito socialista di unità proletaria, poi nel PSI e quindi nel PSDI, che lasciò nel 1951. Guido Quazza, che dopo la laurea aveva iniziato la carriera di insegnante nelle scuole medie, dal 1957 al 1962 è professore incaricato presso le Facoltà di Giurisprudenza e di Economia e commercio dell'Università di Torino. Nel 1962, quando è nominato professore di Storia medioevale e moderna, si trasferisce a Pisa dove insegna alla "Normale". Ma nel 1964 torna a Torino per insegnare Storia e storiografia dell'età moderna alla Facoltà di Magistero, di cui diventa preside per 27 anni. Dirige la Rivista di Storia contemporanea e, nel 1972, subentra a Ferruccio Parri nella Presidenza dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI). Quazza - che è stato pure consigliere del Centro Studi Piero Gobetti e dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della Società contemporanea (che ha in deposito un "Fondo" intitolato all'illustre storico) - ha lasciato un'immensa mole di studi. Tra le tantissime sue opere, ricordiamo qui soltanto La Resistenza italiana: appunti e documenti (1966), Resistenza e storia d'Italia. Problemi e ipotesi di ricerca (1976), Piani di studio. Un'esperienza al Magistero di Torino (1970). Storia e memoria della deportazione, pubblicato postumo nel 1998. Nel 1975, il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, aveva insignito lo studioso della Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Dopo la sua morte, hanno intitolato a Guido Quazza l'Auditorium di "Palazzo Nuovo" di Torino.