Inigo Campioni
Aveva iniziato la carriera militare nel 1893 come allievo dell'Accademia Navale. La partecipazione alla prima guerra mondiale come capitano di corvetta, al comando del cacciatorpediniere "Ardito", gli era valsa una Medaglia di bronzo e la Croce di guerra, a cui era seguita una brillante carriera. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel secondo conflitto mondiale (era già stato nominato senatore e commendatore dell'Ordine militare d'Italia), era diventato Sottocapo di Stato Maggiore della Marina Militare. Nel novembre del 1941, l'ammiraglio Campioni, collocato in ausiliaria per raggiunti limiti di età, fu nominato Governatore delle Isole dell'Egeo e comandante di tutte le forze armate operanti in quel settore. Dopo l'armistizio tentò inutilmente di opporsi ai tedeschi che lo catturarono. Prima Campioni fu trasferito in un campo di concentramento in Germania e poi fu consegnato dai tedeschi ai repubblichini di Salò che, dopo una farsa di processo, lo fucilarono. Questa la motivazione della ricompensa al valore dell'ammiraglio Campioni: «Governatore e comandante delle Forze Armate delle isole italiane dell'Egeo si trovava, nel cruciale periodo dell'armistizio, a capo di uno degli scacchieri più difficili, lontani e vulnerabili. Caduto in mano al nemico in seguito ad occupazione della sede del suo comando, rifiutava reiteratamente di collaborare con esso o comunque di aderire ad un Governo illegale. Processato e condannato da un tribunale straordinario per avere eseguito gli ordini ricevuti dalle Autorità legittime e per avere tenuto fede al suo giuramento di soldato, manteneva contegno fiero e fermo, rifiutando di firmare la domanda di grazia e di dare adesione anche formale alla repubblica sociale italiana, fino al supremo sacrificio della vita. Cadeva comandando lui stesso il plotone di esecuzione, dopo avere dichiarato che «bisogna saper offrire in qualunque momento la vita al proprio Paese, perché nulla vi è di più alto e più sacro della Patria». L'ammiraglio Campioni, con il contrammiraglio Luigi Mascherpa fucilato con lui, è ricordato a Parma da un monumento e da una lapide.