Ippolito Montalto
Sergente del Genio, era stato mobilitato in zona di operazioni nei Balcani ed in Grecia. Ad Atene con il 7° Reggimento Genio, era nella 77ma Sezione Fotoelettriche. Qui gli venne riconosciuta una prima Croce al Merito di Guerra. Dopo l’armistizio Montalto era riuscito a portarsi in Piemonte, dove ha partecipato alla Resistenza armata nel Corpo Volontari della Libertà con il nome di battaglia di “Bill”, dal 10 aprile al 13 agosto del 1944, nelle formazioni di “Giustizia e Libertà”.
Dopo quattro mesi di lotta contro i nazifascisti (culminati con i grandi rastrellamenti dell’estate del 1944, nel corso dei quali subì un primo ferimento e durante i quali, la squadra a cui apparteneva venne decimata), il sottufficiale calabrese, aveva proseguito, sino alla smobilitazione delle formazioni partigiane, nel suo impegno patriottico come capo squadra di un reparto della 105ma Brigata d’Assalto Garibaldi “Carlo Pisacane”, rimanendo ferito una seconda volta, durante la liberazione di Torino.
Nell’autunno del 1944, la figura del “guerrigliero-partigiano” Montalto, è stata ritratta in un splendido schizzo a matita di Terracini che, nella dedica autografa scriveva “…al caro Bill in giorni duri di guerra, Terracini – Settembre 1944…”
Proprio per il contributo dato da Ippolito Montalto alla Resistenza (ha sempre conservato con grande orgoglio il “Brevetto di Partigiano”, che in data 25 aprile 1945, gli era stato consegnato dal Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà, con le firme autografe di Parri, Longo, Mattei, ecc.), il partigiano calabrese è stato decorato nel dopoguerra dal Comando Militare Territoriale di Napoli con una seconda Croce al Merito “…in seguito ad attività partigiana…”.
Tornato in Calabria, Montalto è stato fra i fondatori ed animatori della locale Sezione dell’ANPI, che gli affidò la gestione di una Cooperativa.
Distintosi per onestà e correttezza, anche nella sua attività civile di onesto artigiano, ha sempre rivendicato indipendenza e libertà di pensiero.
Sino a che un infarto non l’ha stroncato, Ippolito Montalto si è impegnato a tenere vivi i valori per i quali si era strenuamente battuto in gioventù, educando in questo senso i suoi tre figli (Gianna, Francesco e Giulia, avuti dalla moglie Anna Stumpo, sposata nel 1950), che non a caso, continuano a testimoniare lo spirito di solidarietà e di civile convivenza in cui sono cresciuti, impegnandosi in diverse iniziative sociali, nonché nelle attività della ricostituita Sezione di Cosenza dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.