Italo Piccagli
Nella motivazione della massima decorazione militare che è stata concessa al capitano Piccagli, si ricorda che "all'atto dell'esecuzione, con lo sguardo sereno, rincuorò alcuni patrioti (si trattava di Anna Maria Enriques Agnoletti, Fiorenzo Franco, Pietro Ghergo, Fernando Panerai, Dante Romagnoli e di un ignoto N.d.R.) che dovevano essere con lui fucilati, ed affrontava coraggiosamente la morte. A questo scopo chiese ed ottenne di essere fucilato per ultimo. Dinanzi al plotone pregò che si mirasse a destra (Piccagli sapeva che il suo polmone sinistro era già perduto N.d.R.)". Proprio questa menomazione aveva impedito al giovane ufficiale di compiere quello che riteneva essere il suo dovere in aviazione, ma non gli era stata di ostacolo, anche se dolorosamente, nel gravoso impegno contro gli occupanti e i loro collaborazionisti italiani, quando i tedeschi presero in pugno il Paese. Piccagli fu tra gli organizzatori, tra l'altro, della clandestina "Radio Co.Ra." e fu di grande aiuto all'avvocato Enrico Bocci, capo della struttura clandestina. Spinto dal suo senso di altruismo, la sera del 7 giugno del 1944, si era consegnato ai tedeschi nella convinzione, rivelatasi vana, di poter salvare i compagni di lotta catturati in piazza d'Azeglio, a Firenze, durante l'irruzione dei tedeschi e dei fascisti nella sede della radio clandestina. Il suo gesto, anzi, coinvolse anche la moglie, che fu arrestata e poi deportata in Germania. Alla donna, nell'ultimo incontro, nascose di essere stato condannato a morte.