Ivo Pasquinelli
Aveva lavorato da ragazzo in una fabbrica di sedie ed era poi diventato operaio tornitore. Allorché nella sua zona cominciarono a formarsi i primi gruppi armati della Resistenza, Pasquinelli entrò in una formazione di Poggio San Romualdo. Il suo incarico era quello di dare ospitalità nella sua casa a soldati sbandati e a prigionieri alleati fuggiti dai campi di prigionia. Nel gennaio del 1944 il giovane operaio stava accompagnando, lungo la costa tra Porto San Giorgio e Porto Civitanova, alcuni piloti inglesi che si sarebbero dovuti imbarcare su un sommergibile degli Alleati mandato a prelevarli. Il gruppetto fu sorpreso e catturato da una pattuglia tedesca e il ragazzo fu portato a Macerata e rinchiuso nel carcere locale. Durante gli interrogatori il giovane disse orgogliosamente di essere "un partigiano combattente il fascismo". Tanto bastò perché fosse condannato a morte e fucilato nel campo di concentramento di Sforzacosta. Dopo la Liberazione, la sua città natale ha intitolato a Ivo Pasquinelli una via; anche un Circolo ARCI di Jesi porta il suo nome. In occasione del sessantesimo anniversario della riconquistata libertà, G. Frelli - con la collaborazione della Sezione ANPI della cittadina marchigiana - ha portato in scena al Teatro Studio San Floriano uno spettacolo dal titolo Alla macchia (storia di Libero, Francesco, Ivo, Eraclio e...), che ripercorre la vita di Ivo Pasquinelli, Libero Leonardi, Francesco Contuzzi, Eraclio Cappannini e di altri giovani partigiani che si sono battuti contro il fascismo e si sono sacrificati per la democrazia.