Leonardo Cocito
Professore di Lettere al Liceo di Alba (Cuneo), Cocito fu chiamato alle armi all'inizio della Seconda guerra mondiale e mandato, come tenente di complemento di Fanteria, prima al confine italo-francese e poi in Croazia. Al momento dell'armistizio si trovava in Italia e fu uno dei primi organizzatori della Resistenza nella zona di Alba e di Brà. La motivazione della ricompensa al valore del giovane professore dice: "Assertore di ogni umana libertà impugnò fra i primi le armi per la lotta di liberazione nazionale. Comandante di una banda partigiana guidò i suoi uomini in audaci imprese, trascinandoli con l'esempio in epiche gesta. La morte lo risparmiò sul campo per ghermirlo martire a coronamento della sua vita che fu apostolato di Fede. Vile delazione lo fece cadere nelle mani del nemico e, dopo prigionia e sevizie, fu portato al capestro che gli spezzò la vita mentre, nel supremo momento, destando l'ammirazione dei carnefici per il suo fiero contegno, elevava al cielo il grido di «Viva l'Italia»". Tra le imprese di Cocito l'attacco, nel marzo 1944, alla testa di dodici partigiani, di un convoglio ferroviario, carico di armi e munizioni, scortato dai fascisti. Sbaragliato il nemico, i partigiani si impadronirono della parte più utile del carico e fecero saltare in aria il resto. Cocito non si limitava alla lotta armata. Spesso e volentieri usava l'arma dell'ironia. E d'altra parte Pietro Chiodi - professore di Filosofia nello stesso Liceo di Alba dove insegnava l'amico Cocito e dove entrambi ebbero per allievo Beppe Fenoglio - non a caso ha ricordato così, a pagina 6 del suo esemplare diario partigiano Banditi, il primo incontro con Leonardo Cocito: "Oggi io e Cocito abbiamo prestato giuramento. Cocito chiede serio prima di giurare: - È necessario per avere lo stipendio? [... ] Cocito incomincia allora a leggere senza tirare il fiato tutto ciò che c'è scritto sul verbale: numero di protocollo, articolo tal dei tali ecc... [... ] e alla fine dice: - Scusate, ho voluto bere il calice fino alla feccia". E ancora: "Ieri sera è venuto uno studente a chiedere i discorsi di Mussolini. Cocito l'ha guardato serio e poi gli ha detto: - Non hai letto il regolamento? Ci sta scritto che è proibito dare ai giovani libri osceni".Era lo stesso spirito che induceva Cocito, quasi ogni volta che portava a termine un'azione, a lasciare ai tedeschi e ai fascisti un biglietto di ironico saluto. Quando il valoroso partigiano fu catturato - hanno narrato i testimoni -, un fascista, vedendolo, dopo le percosse, rialzarsi e sputare sul volto del torturatore, chiese a Cocito: "Perché lo fai?". La risposta fu: "Me lo domandi? Perché sono un ufficiale italiano". Oggi non possono non ricordare Leonardo Cocito coloro che credono nella democrazia e nella libertà e, a maggior ragione, gli studenti del Liceo scientifico statale che, nel 1969, gli è stato intitolato ad Alba; i membri di una cooperativa di Bra; i frequentatori di un Circolo culturale di Fossano; i genovesi che, nel capoluogo ligure, passano per la via che gli è stata intitolata; i ragazzi del Liceo classico "G. Govone" di Alba dove, nel 2005, gli è stato dedicato un bassorilievo.