Lina Merlin
All'anagrafe di Pozzonovo era stata denunciata come Angelina. Visse l'infanzia e la giovinezza a Chioggia, dove il padre, Fruttuoso, era segretario comunale. Diplomatasi maestra elementare, proseguì gli studi in Francia e conseguì così l'abilitazione all'insegnamento del francese nelle scuole medie. Si oppose al primo conflitto mondiale (nel quale persero la vita due suoi fratelli), e nel 1919 s'iscrisse al PSI collaborando ai fogli socialisti L'eco dei lavoratori e La difesa delle lavoratrici . Di quest'ultimo assunse, in seguito, anche la direzione. Durante il regime, per essersi rifiutata di prestare il giuramento fascista, fu dimessa dall'insegnamento. Arrestata a più riprese, nel 1926, per la sua attività antifascista, fu condannata a cinque anni di confino. Li scontò in Sardegna (a Nuoro, a Dorgali e a Orune, dove fu anche privata della "indennità" prevista per i confinati). Scontata la punizione, si trasferì a Milano, dove pensava d'essere meno controllata. Nel capoluogo lombardo, Lina sposa un medico (Dante Galloni, già deputato socialista di Rovigo), che incontra in una riunione clandestina. Nel 1936 resta vedova, e continua l'attività antifascista. Dopo l'8 settembre 1943, la Merlin prende parte alla guerra di liberazione nelle file della Resistenza. Comincia donando ai partigiani la strumentazione tecnica e i manuali lasciati dal marito; prosegue raccogliendo fondi e vestiario per i patrioti e, quindi organizzando con Ada Gobetti, Laura Conti e altre antifasciste i "Gruppi di difesa della Donna", nei quali rappresenta il PSI. Dopo la Liberazione, Lina Merlin, entrata nella Direzione del Partito socialista, è tra le fondatrici dell'UDI (Unione Donne Italiane). Eletta alla Costituente, sembra si debba a lei se l'articolo 3, oltre che recitare "Tutti i cittadini... sono uguali davanti alla Legge", precisa anche "senza distinzioni di sesso". Eletta al Senato nel 1948 (suo è il primo intervento di una donna in quell'Assemblea), è rieletta nel 1953. Nel 1958 passa alla Camera. Tra le sue iniziative parlamentari si ricorda quella per l'abolizione delle "case chiuse", che entrò in vigore il 20 settembre 1958, molti anni dopo la presentazione della proposta di legge. Nel 1951, anno dell'inondazione del Po, Lina Merlin (che nel maggio era stata anche eletta consigliere comunale di Chioggia), accorre in Polesine. Nel 1961, esce dal Partito socialista e nel 1963 rifiuta di ricandidarsi, si allontana dalla politica attiva e (lei che nel 1955 aveva pubblicato, con Carla Barberis, Lettere dalle case chiuse), si dedica alla scrittura delle sue memorie. Il libro, intitolato La mia vita, verrà pubblicato soltanto dieci anni dopo la sua morte, a cura di Elena Marinucci . A Lina Merlin a Pozzonovo hanno intitolato una strada. Nella padovana Piazza dei Signori, è stata posta una lapide che dice: La città di Padova / a ricordo di / LINA MERLIN / (1887-1979) / parlamentare che promosse / per tutta la vita / la dignità / e l'avanzamento sociale / delle donne e dei più deboli / 15 dicembre 2004. Nel 2006, a cura di Anna Maria Zanetti, è uscito il libro La senatrice. Lina Merlin, un "pensiero operante" e, sempre nello stesso anno, è stato pubblicato La legge del desiderio. Il progetto Merlin e l'Italia degli anni Cinquanta, di Sandro Bellassai.