Lino Michelini
Lino Michelini, nome di battaglia “William”, presidente dell’ANPI Provinciale di Bologna e protagonista della Resistenza nella sua città, si iscrive al partito comunista a vent’anni, nel 1942, operando clandestinamente nell’officina meccanica dove lavora e diventando presto agitatore politico contro il fascismo e la guerra, in contatto col gruppo della zona S. Vitale-Mazzini.
Con alcuni compagni usciti dalle carceri dopo la caduta di Mussolini, nel novembre ’43 partecipa alla formazione della 7ª Brigata GAP Garibaldi “Gianni” che dà inizio alla lotta armata con azioni di sabotaggio industriale, alle ferrovie e alle linee elettriche e numerosi attacchi per sottrarre armi a gruppi di fascisti e nazisti. Per l’intensità e la frequenza degli assalti, il comando tedesco sovrastimava le forze della brigata gappista (nella quale Michelini è nel frattempo divenuto comandante di distaccamento), in realtà formata da una quindicina di elementi alla fine del ’43 e poi cresciuta con l’apporto di altri resistenti provenienti anche dal Veneto.
Il 9 agosto 1944, “William” è protagonista del blitz al carcere di San Giovanni in Monte. Un nucleo di dodici uomini, travisati da fascisti delle brigate nere che conducevano dei prigionieri, a tarda sera si fa aprire le porte della prigione e in pochi attimi si impossessa del corpo di guardia, permettendo la liberazione di quasi 300 detenuti politici. L’azione militare si concluse, nel corso della notte, in una città occupata e col coprifuoco, nascondendo i fuggiaschi grazie a una rete di protezione capillare. Lino Michelini, in un corpo a corpo con una sentinella fascista, riportò due gravi ferite da colpi d’arma da fuoco alle gambe che, nonostante le cure, lo menomarono permanentemente senza peraltro porre fine alla sua attività di combattente.
Dei mesi successivi, infatti, sono gli attacchi all’Hotel Baglioni, la battaglia della Bolognina (15 novembre) e l’assalto alla guardia di Villa Contri, a Casalecchio di Reno, dove fu prelevata una gran quantità di armi e munizioni prima di far saltare in aria l’edificio.
L’equipaggiamento così ottenuto sarà utilizzato nella battaglia di Porta Lame dove, dalla fine di settembre, fino alla zona di Via Riva Reno, si è insediata la 7ª Brigata in seguito all’ordine di concentrare tutte le forze in città, compresi gli altri suoi gruppi di Medicina, Castenaso, Castel Maggiore, Anzola dell’Emilia e quelli della 62ª, 63ª e 66ª Brigata Garibaldi e della “Stella Rossa”: almeno 300 uomini armati in tutto. In questa fase, Lino è commissario politico della base di Via del Macello, comandata da Bruno Gualandi “Aldo”.
L’operazione militare nazifascista di rastrellamento inizia all’alba del 7 novembre 1944 e la base guidata da Michelini, subentrato al comando per il ferimento di Gualandi, resiste asserragliata in una palazzina a tre successivi attacchi durante la giornata: in 70 contro 150 delle brigate nere, 50 agenti del reparto d’assalto della Polizia, 50 soldati della Feldgendarmerie, cui si aggiunsero altri reparti tedeschi con un cannone da 88, una mitragliera pesante a due canne e un carro armato “Tigre”.
Alla fine cinque saranno i compagni caduti, molto più numerose le perdite arrecate al nemico. E sul far della sera, tra i fumi della nebbia provocata da bombe fumogene, “William” riuscirà a sganciarsi dal teatro della battaglia e a condurre in salvo tutti i suoi uomini, feriti compresi, lungo il canale del Cavaticcio.
Lino Michelini ha fatto parte del primo Consiglio comunale bolognese nominato dopo la Liberazione, è stato riconosciuto Partigiano combattente col grado di Capitano e la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Nel dopoguerra ha dato corso al suo impegno civile nell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, storico Presidente del Comitato Provinciale di Bologna, Coordinatore regionale dell’Emilia-Romagna, componente del Comitato Nazionale e, ancora al momento della scomparsa, vicepresidente nazionale.
Le tante battaglie, il leggendario coraggio, la sua umanità sono state ricordate dal poeta Roberto Roversi nella motivazione del conferimento del Premio Provincia 1995. Lunga nel tempo e appassionata la testimonianza nelle scuole per rinnovare la memoria della Resistenza e della nascita della Costituzione e delle istituzioni democratiche. Fino all’ultimo intervento, nel 2014, per la ricorrenza del 25 aprile, quando ha voluto mettere in guardia le giovani generazioni dal pericolo di risorgenti derive nazionaliste, xenofobe e neofasciste in Europa.
Nel giorno dei funerali, il 10 luglio 2014, l’Amministrazione comunale di Bologna ha proclamato il lutto cittadino.