Lucia Davoli
Entrata nella Resistenza reggiana, era diventata staffetta della Brigata SAP "A. Zanti" assolvendo ai ruoli di capo nucleo e di infermiera. Sorpresa, il 27 febbraio 1945, da militi della Brigata Nera a Cavriago (RE), la Davoli (che usava come nomi di copertura quelli di Bruna e di Kira), fu torturata per giorni nei presidi militari di Bibbiano, Ciano d'Enza e Reggio Emilia, prima dai fascisti e poi dai tedeschi. Alla valorosa staffetta che non voleva parlare, gli aguzzini bruciarono il corpo con un ferro da stiro rovente, la calpestarono con scarponi chiodati, le inflissero ogni sorta di torture. Condannata a morte, la giovane donna fu rinchiusa nel carcere di Reggio in attesa dell'esecuzione. Qui fu liberata nei giorni dell'insurrezione, ma le sevizie l'avevano ridotta ad un'invalida. Decorata di Medaglia d'argento al valor militare, Lucia Davoli, nel dopoguerra, ebbe modo di rendere testimonianza delle torture subite: "... uno degli sgherri trasse di tasca un coltellino e mi ferì alla schiena. Non dimenticherò mai l'impressione di quel sangue che mi scorreva lungo il dorso... " Le sevizie la indussero persino ad invocare la morte: "... sperai che il mio corpo cessasse di sentire, ma essi sapevano il mestiere e smettevano al momento opportuno per lasciarmi in vita... ".