Luciana Nissim
Nonostante le leggi antiebraiche, Luciana Nissim riuscì a conseguire, nel 1943, poco prima della caduta del fascismo, la laurea in medicina. Non sapeva ancora che i suoi studi le sarebbero serviti per superare la terribile prova dei campi di sterminio nazisti, dove sarebbe stata deportata neppure un anno dopo. Dopo l'armistizio, infatti, Luciana Nissim - con Vanda Maestro e Primo Levi, dei quali era diventata amica frequentando la biblioteca della Comunità ebraica torinese - decide di raggiungere in Valle d'Aosta un piccolo gruppo di partigiani di Giustizia e Libertà, organizzato da Guido Bachi. Purtroppo il coraggio è maggiore dell'esperienza e pochi mesi dopo la Nissim viene arrestata con i compagni di lotta. È il 13 dicembre del 1943 quando Luciana supera il portone del carcere di Aosta. Poco dopo è trasferita nel campo di Fossoli, da dove, il 22 febbraio del 1944, parte con un convoglio di circa cinquecento persone con destinazione Auschwitz. Su quel treno ci sono anche Primo Levi, che sopravviverà, e Vanda Maestro che morirà nel lager polacco nell'ottobre dello stesso anno. Dei cinquecento del convoglio non vengono subito eliminati nelle camere a gas soltanto novantasei uomini e ventinove donne; tra queste, appunto, Luciana che grazie alla sua laurea viene assegnata per qualche tempo all'infermeria del campo. Sulla drammatica esperienza nei lager - da Auschwitz a Buchenwald a Lipsia - la Nissim ha scritto con Pelagia Lewinska un libro ("Donne contro il mostro"), stampato nel 1946 a Torino da Ramella. Nel dopoguerra Luciana Nissim, che ha sposato l'economista Franco Momigliano, ha diretto per un certo periodo l'asilo nido dell'Olivetti. Si è poi trasferita a Milano, dove è stata allieva di Cesare Musatti, introducendo in Italia la psicanalisi relazionale elaborata dalla scuola inglese di Melanie Klein.