Luciano Biancalana
Figlio di un capomastro, Luciano è un convinto antifascista e fin da giovanissimo svolge attività contro il regime, consegnando materiale di stampa clandestina. A sedici anni resta orfano della madre, malata di tubercolosi. Anche la sua salute è cagionevole, tanto da essere riformato dal servizio di leva. In seguito viene assunto al Comune come impiegato.
Si iscrive al partito comunista clandestino e dopo l'armistizio e la nascita della Rsi, pur non dovendo rispondere al bando Graziani poiché già esentato, decide di operare in prima persona contro l'occupante nazifascista. Così, mentre la famiglia è sfollata a Firenze, nel febbraio 1944 lascia il posto di lavoro e raggiunge le nascenti formazioni partigiane del versiliese e del lucese. Fa parte del gruppo del tenente Vignali, poi se ne stacca per unirsi, agli ordini di Marcello Garosi, alla brigata “Luigi Mulargia”, intitolata al primo patriota versiliese caduto in combattimento. La zona di operazioni è sulle Alpi Apuane, tra Camajore e Monte Matanna. A Casa Bianca, località alle pendici del Monte Prana, conosce Didala Ghilarducci, staffetta partigiana e concittadina, che nel dopoguerra diverrà sua collega in Comune. Nel settembre '44 partecipa alla battaglia per la Liberazione di Stiava (Massarosa).
Nel 2016 Luciano Biancalana è stato insignito della Medaglia della Liberazione, riconoscimento che l'anziano partigiano si recò personalmente a ritirare.