Luigi Bianchi D'Espinosa
Antifascista, discepolo di Benedetto Croce, si laureò in giurisprudenza e vinse il concorso in magistratura. Al momento dell'armistizio dell'8 settembre del '43. Luigi Bianchi D'Espinosa era giudice presso il Tribunale di Firenze. Il 7 ottobre di quell'anno, quando il prefetto repubblichino di Firenze ordinò di sostituire negli uffici pubblici l'effige di Vittorio Emanuele III con quella di Mussolini, il magistrato mandò al presidente del Tribunale una lettera nella quale, rivendicando la sua antica fede repubblicana, affermava di non poter accettare gli ordini di "un pretesa repubblica", di sentirsi vincolato al giuramento prestato al re come magistrato, di aver deciso, per questo, di non frequentare più il Tribunale.
La lettera di Bianchi D'Espinosa concludeva precisando: "... non interpreti... come una lettera di dimissioni. Le dimissioni, infatti, potrei darle soltanto al legittimo governo d'Italia; non a chi usurpa tale nome con le armi straniere ed in violenza patente delle norme del diritto internazionale di guerra. Il mio atteggiamento non costituisce che una resistenza ad arbitrarie violenze, nel solo modo in cui questa resistenza è possibile: rifiutando ogni collaborazione col nemico e con quegli italiani che al nemico si sono venduti".
Il magistrato, che già si era unito ai primi nuclei della Resistenza, che tentavano di sottrarre armi ai magazzini militari, ricercato dalla polizia, si trasferì a Roma. Qui divenne agente di collegamento della Giunta militare del Partito d'Azione diretta da Riccardo Bauer. Svolse intelligente opera di propaganda verso gruppi della Guardia di Finanza, portandoli nelle file della Resistenza. Compì anche rischiose missioni, spostandosi fra Roma e Firenze per conto degli organi dirigenti del suo partito. Dopo la liberazione della Capitale, dal luglio al settembre del '44, fu aggregato come ufficiale di collegamento tra l'VIII Armata britannica e le unità partigiane.
Nel dopoguerra è stato pubblico accusatore in vari processi contro i fascisti. Presidente di sezione presso il Tribunale di Milano, ebbero grande risonanza le sue iniziative per ottenere l'autorizzazione a procedere contro Giorgio Almirante (per ricostituzione del partito fascista), e il ruolo avuto nei processi per il giornale studentesco La Zanzara, per la morte dell'anarchico Pinelli, ecc. Docente universitario, ha pubblicato vari, importanti saggi di carattere giuridico.
A Milano gli è stata intitolata una strada nel quartiere Niguarda.