Luigi Mazzon
Una piccola lapide con fotografia lo ricorda a Quarto D’Altino in piazza Pertini e Gianni Bavero, nel libro “Inesorabile piombo nemico”, ne traccia le breve vita e ne ricostruisce i particolari della morte da valoroso per mano dei fascisti.
In un suo testo Ivano Sartor riporta la motivazione della Medaglia d’argento concessa nel dopoguerra alla memoria di “Ado” che suona: “Temperato alla lotta partigiana, fu ovunque animatore e artefice di numerose e rischiose azioni di guerriglia. Ferito mortalmente durante un duro combattimento contro soverchianti forze nemiche, continuava a combattere fino all’estremo sacrificio, offrendo alla Patria il suo sangue generoso ed ai compagni di lotta l’esempio di un eroismo supremo”.
Nel libro “Il diario di Dolfino”, pubblicato per iniziativa del Comune di Marcon (VE) da Carlo Stival, l’autore ricorda che il comandante partigiano “in uno scontro a fuoco venne gravemente ferito; poi legato dietro un camion, fu trascinato fino a S.Michele del Quarto, e lì, davanti alla chiesa, le brigate nere eressero una improvvisata croce di legno, alla quale legarono quel corpo straziato che ancora dava qualche segno di vita; alle estremità delle braccia aperte attaccarono per deriderlo, due cartelli indicatori con su scritto; <Per Treviso> e < Per Venezia>…”
La salma del ragazzo, la cui abitazione fu data alle fiamme dai fascisti, dopo due giorni fu occultata in una massicciata dai brigatisti neri; fu recuperata soltanto dopo la Liberazione.