Luigi Savergnini
Dal Cremonese si era trasferito a Torino, dove si era sposato e faceva il magazziniere. Dopo l'armistizio, il giovane era entrato nella Resistenza e aveva ricevuto dal locale Comitato di Liberazione Nazionale,l'incarico di assistere gli ex prigionieri alleati intenzionati ad espatriare. Nel 1944 "Gino" (con questo diminutivo era conosciuto), entra come partigiano combattente nella Prima Divisione alpina di "Giustizia e Libertà" dislocata nel Cuneese e, nell'agosto, passa a Grenoble, dove entra in contatto con la Resistenza transalpina. Ritornato a Torino per una missione, quando già si profila la disfatta dei nazifascisti, Savergnini è tradito da un delatore che il 10 gennaio 1945 lo fa arrestare, con la moglie, dalla polizia repubblichina. Processato dal tribunale Co.Gu. (contro guerriglia), dopo quattro giorni di durissimi interrogatori "Piero" è condannato a morte. Sarà fucilato al Poligono del Martinetto da un plotone di militi della Guardia nazionale repubblicana. Con lui cadranno altri partigiani prelevati dalle carceri di Torino, tra cui Bruno Cibrario, Amerigo Duò e Pietro Ferreira. All'INSMLI sono conservate le ultime missive, alla madre e alla moglie, del morituro.