Luigi Sbaiz
Durante la Seconda guerra mondiale, Luigi Sbaiz era stato mobilitato sul Fronte occidentale, in Jugoslavia e sul Fronte russo. Al momento dell'armistizio si trovava, con il suo reparto, in Sardegna. Rientrato in Continente, fu assegnato a Battaglione bersaglieri "Goito", inquadrato nel Corpo Italiano di Liberazione e, successivamente, nel Gruppo di combattimento "Legnano". Non ha potuto vedere il giorno della Liberazione, per la quale aveva combattuto. La motivazione della massima ricompensa al valor militare ricorda: "All'inizio di un attacco contro una munita posizione nemica, rimaneva ferito ad una gamba. Con sereno stoicismo, mentre cercava di riordinare la sua squadra, estraeva il pugnale, e dopo averlo tentato egli stesso, ordinava ad un bersagliere, accorsogli vicino, di recidergli l'arto maciullato. Sfuggito a chi lo voleva soccorrere, strisciando sul terreno sotto il rinnovantesi tiro di artiglieria, ricuperava il proprio piumetto e, dopo averlo baciato, lo agitava rincuorando con nobili e serene parole i bersaglieri di altri reparti che stavano per scattare anch'essi all'attacco. Sfinito per la perdita del sangue, consentiva di essere trasportato al posto di medicazione solo dopo aver raccomandato i propri uomini al comandante di battaglione. Il gesto leggendario, compiuto in un momento in cui la strage prodotta dal fuoco nemico era stata fulminea, è stato per tutti i bersaglieri il fulcro della leva che permise e rese brillante il proseguimento dell'azione. Prossimo a morire, perfettamente cosciente del proprio stato, dopo avere sopportato due successivi atti operatori con stoica fierezza, tanto da suscitare l'ammirazione dei sanitari, chiedeva di non essere separato dal suo piumetto, simbolo per lui, di tutta la sua nobile vita di soldato". A Luigi Sbaiz hanno intitolato una Scuola elementare nel suo paese natale; ad Udine gli hanno dedicato una via. Sino al 1996, portava il nome del valoroso bersagliere una caserma di Visco (Udine).