Luigi Scala
Era assistente presso l'Università di Torino quando, per opporsi al fascismo, il professore entrò nell'organizzazione clandestina "Giustizia e Libertà". Era il 1930. L'anno successivo, Scala fu tra gli estensori di un giornaletto, tirato al ciclostile in poche centinaia di copie, dal titoloVoci d'officina.Ne furono diffusi in tutto tre numeri; poi la polizia fascista arrivò al professore. Luigi Scala, arrestato e deferito al Tribunale speciale, il 24 aprile del 1932 fu condannato ad otto anni di carcere. Ne scontò quasi quattro, quindi fu scarcerato per amnistia. Nel 1937, per il prof. Scala, altro arresto e nuova condanna, questa volta a 12 anni di carcere: era stato sorpreso a Torino mentre raccoglieva fondi a sostegno della Spagna repubblicana. Nell'agosto del 1943, caduto Mussolini, la scarcerazione - a Castelfranco Emilia, dove Scala era stato recluso - il ritorno a casa e subito l'impegno nel Partito d'Azione, nel quale fu tra i dirigenti dell'organizzazione clandestina attiva nel capoluogo piemontese. Pochi mesi e di nuovo l'arresto e la deportazione nel campo di sterminio di Mauthausen. Il professore (era alto 1 metro e 80 ed aveva una costituzione atletica), riuscì a sopravvivere alle privazioni e alle violenze del lager e nell'estate del 1945 poté tornare a Torino; ma era ridotto - pesava 38 chili - ad una larva umana. Morì dopo pochi giorni in una clinica cittadina.